C’era una volta

c'era una volta

C’era una volta!

C’era una volta un bambino, un bambino molto sensibile, timido e ingenuo.

Questo bambino andava all’asilo ed era continuamente preso di mira dai bambini più grandi, lo prendevano in giro, gli rubavano i giocattoli e gli facevano del male.

“Grazie” a tutto questo la sua timidezza e il suo essere introverso iniziarono a peggiorare.

I tre anni dell’asilo passarono e arrivò il primo giorno di scuola, le elementari facevano paura, ma lui era “grande” adesso, e sentiva che poteva affrontare gli altri bambini.

E in effetti la prima elementare passò abbastanza tranquilla, ma dalla seconda iniziarono di nuovo i problemi, di nuovo prese in giro, botte, furti.

La direttrice della scuola e le maestre, sostanzialmente, se ne fregavano, guai a mettersi contro certe famiglie e chi se ne frega se nel frattempo un bambino cresce con dei traumi.

Arrivò la quinta elementare e i problemi di quel bambino erano oramai palesi, aveva sviluppato una forma di colite nervosa che lo tormentava per tutto l’orario scolastico.

Poteva uscire dall’aula per andare in bagno senza chiedere il permesso e questo non faceva altro che alimentare l’odio nei suoi confronti.

Quelli furono i 9 mesi più lunghi della sua vita e, per fortuna, quell’incubo finì e, d’accordo con i genitori, decise di frequentare le medie in città per evitare di ritrovarsi in classe quei bastardi!

Purtroppo le medie non furono facili, tutte le insicurezze accumulate pesavano tantissimo su quel bambino e, gli rendevano impossibile anche solo farsi interrogare.

Le cose lui le sapeva, ma le parole non uscivano, si bloccava, la paura di sbagliare e di essere deriso era troppo forte, non c’era modo di vincere.

Infatti, puntuale arrivò la prima bocciatura e fu un durissimo colpo per quel bambino.

Intelligente ma non si applica!

Quante volte quel bambino si sentì ripetere quella frase, sia alle elementari che alle medie, il ricevimento dei genitori si riassumeva con quella frase.

Arrivò di nuovo la prima media, una nuova classe, nuovi compagni (e due nuove prof) e quel bambino si sentiva più tranquillo, adesso rispondeva alle domande delle prof ma ancora mancava la voglia di fare i compiti a casa.

La prima media se ne andò di nuovo e, questa volta, fu promosso.

L’estate passa in fretta però ed era già tempo di tornare dietro ai banchi per affrontare, finalmente, la seconda!

E già dal primo giorno si ritrovò una grossa sorpresa, un ragazzo nuovo in classe, nuovo per gli altri, ma non per lui.

Arrivava dal suo stesso paese ed erano stati alle elementari insieme e fu l’inizio di una ritrovata amicizia, amicizia che, anche se non lo sapeva, avrebbe distrutto tutto quello che era riuscito a ricostruire.

Si, perché quel ragazzo aveva una strana influenza su di lui, lo portava a fare cose che non avrebbe mai fatto, non da solo.

Però era divertente, finalmente si sentiva vivo e accettato, era forte, era passato dall’altra parte della barricata, aveva iniziato a bullizzare i bulli, ed era troppo bello!

Purtroppo il sogno si infranse alla fine dell’anno scolastico: Bocciato!

Orami quel bambino un bambino più non era, oramai aveva 14 anni e decise che non avrebbe finito la scuola e sarebbe andato a lavorare.

Iniziò a cercare qualcosa da fare in estate ma, a quanto pare, nessuno era disposto a dargli un lavoro a quell’età.

Passarono i mesi e, oramai, le scuole non accettavano più le iscrizioni, i suoi genitori volevano che tornasse a studiare ma lui no.

Fino a che una piccola scuola di paese decise di accettarlo all’ultimo momento, lui ancora non lo sapeva, ma quella scuola avrebbe cambiato la sua vita per sempre!

C’era una volta, la piccola scuola di paese.

Il primo giorno nella nuova scuola era arrivato, lui non voleva andarci, non voleva provare a farsi nuovi amici, non ne voleva più sapere.

Si preparò controvoglia, indossò jeans e maglietta nera, i suoi fedeli anfibi, prese lo zaino e iniziò quel giorno che non dimenticherà mai.

Arrivò a scuola che i suoi compagni erano già in aula, iniziò a leggere i cartellini sulle porte fino a che trovò la sua 1°A!

Buffo, pensò, sin dalla prima elementare era sempre stato nella sezione A.

Entrò mostrandosi più duro di quello che era in realtà, i suoi compagni avevano due anni in meno di lui e voleva farsi notare subito come quello a cui non bisogna dare fastidio.

Appena entrato vide 13 persone che lo fissavano, i banchi erano disposti a ferro di cavallo, si sedette nell’unico posto libero e iniziò a guardarsi intorno.

Appena seduto iniziarono le domande, a raffica, quei 13 ragazzi erano pieni di curiosità nei suoi confronti.

Una tempesta di quesiti lo investì, nessuno mai era stato così tanto interessato a lui, e d’improvviso, tutti volevano sapere qualcosa.

Era strano, bello ma molto strano! Lui rispondeva e, risposta dopo risposta, si sentiva sempre più accettato.

Durante l’intervallo poi veniva fermato dai ragazzi della sezione B e da alcuni ragazzi di prima e tutti a riempirlo di domande, la voce su “quello nuovo” si era già sparsa.

La cosa più incredibile fu il suo compleanno, era da sempre abituato che solo pochi degli invitati si presentassero ma, quell’anno tutta la classe (tranne chi si era beccato l’influenza) si presentò alla festa!

Quando lui veniva invitato agli altri compleanni gli venivano presentate persone nuove ogni volta, lui ancora non lo sapeva ma, quelle persone, sarebbero diventate molto importanti per lui.

C’era una volta la compagnia

Finita la scuola iniziò a frequentare i suoi compagni (per lo meno, una parte) ed entrò nella loro compagnia.

Ben Presto avrebbe ritrovato tutti quelli che aveva conosciuto nei 2 anni di scuola più molta altra gente nuova.

Oramai il nostro ” bambino” aveva 16 anni, le medie se le era lasciate alle spalle e stava per iniziare l’istituto professionale.

Aveva iniziato a frequentare assiduamente quella compagnia di ragazzi e, ben presto, avrebbe conosciuto una persona molto importante.

Quasi per caso si ritrovò da solo un giorno con un altro ragazzo della compagnia ma, tra i due, c’era sempre stata molta diffidenza.

Si erano scambiati sempre pochissime parole, frasi di circostanza più che altro, tanto quando si è in gruppo, è facile “ignorarsi”.

Ma quel giorno erano solo loro due, era una bella giornata di fine marzo, quelle giornate primaverili calde e soleggiate che ti fanno venir voglia di stare fuori casa il più possibile.

I nostri due “compagni” sono li, gli altri sono via per le vacanze pasquali della parrocchia, e le possibilità sono solo 2: Andarsene e chiudersi in casa o rimanere e scambiare due parole.

La scelta ricadde sulla seconda opzione e, quello che il nostro Ragazzo ancora non sapeva, è che quel giorno aveva conosciuto il suo migliore amico, suo “fratello”.

Che a sua volta aveva un fratello che sarebbe diventato anche lui migliore amico e “fratello”.

Si, molto presto queste tre persone avrebbero dato vita ad una lunghissima amicizia piena di avventure e momenti indimenticabili.

Forse un giorno vi racconterò anche questa storia, ma non è questo il giorno! (cit.)

Gli anni passano.

Anche i due anni di istituto professionale volano via, il nostro ragazzo, oramai maggiorenne, inizia a cercare un posto di lavoro e passa il suo tempo libero suonando la chitarra (male) con gli amici della compagnia.

Passano altri anni e la compagnia si sgretola piano piano, chi si fidanza, chi si trasferisce, chi inizia a frequentare nuove amicizie, si cresce, è normale.

Anche lui cresce, lavora, ha una fidanzata e una nuova compagnia, passano gli anni, passano le compagnie e passa anche la fidanzata.

Arriviamo ad oggi, quel bambino oggi ha 40 anni, è disoccupato, invalido, è stato colpito dalla pandemia, ha vissuto la malattia e suo babbo è stato portato via da essa.

Vive con sua madre, non sa come sbarcare il lunario, scrive un blog che nessuno (o quasi) legge e ha perso quasi completamente le speranze.

Non si arrende, quello no, però ci sono giorni in cui sente il peso di tutto che lo schiaccia, tiene duro ma a fatica!

Ogni tanto si ferma e pensa al passato, alle giornate in cui l’unica preoccupazione era la chitarra da accordare o dove andare a mangiare la pizza.

Tutto scorre e se ne va, veloce, quando sei piccolo pensi a quando avrai 18 anni e non vedi l’ora e sembrano non arrivare mai.

Poi arrivano e la tua vita accelera di botto, ti ritrovi a guardare indietro, con qualche rimpianto, qualche rimorso.

C’era una volta un bambino, ora è un adulto ma i sogni, le sue paure e le sue insicurezze sono ancora qui.

C’era una volta, ora non più!

Non so come chiudere questo articolo, forse perché una chiusura non esiste, non ancora per lo meno!

5 2 votes
Article Rating
Subscribe
Notificami
guest
0 Commenti
Inline Feedbacks
View all comments
0
Ciao, perché non lasci un segno del tuo passaggio?x